Sostenibilmente in - 8 Maggio 2025

La Terra vista da lassù: bellezza orbitale, costo planetario

L’impatto ambientale delle missioni spaziali tra sogni, spettacolo e responsabilità

Nasa - Osservare un lancio dall'alto

La Terra mi è sempre sembrata uno spazio abbastanza vasto e misterioso da meritare tutte le nostre attenzioni. Non ho mai sentito il bisogno di cercare altrove, tra le stelle. Ma negli ultimi anni, grazie a Marianna - appassionata esploratrice del cosmo - ho imparato a guardare al cielo con occhi nuovi, più curiosi.

Il 14 aprile 2025, quando è stata diffusa la notizia della missione suborbitale di Blue Origin che ha portato Katy Perry oltre la linea di Kármán, mi sono trovata divisa tra stupore e domande. Da una parte, la forza simbolica di un equipaggio “civile”, tra l’altro anche stranamente al femminile, che attraversa i confini dello spazio. Dall'altra, l'impressione (non troppo sottile, tra l’altro!) che certi gesti - seppur potenti - portino con sé nuove complessità.

Come conciliare l'entusiasmo per l'innovazione con la consapevolezza dell'impatto ambientale? Come leggere il confine sempre più sfumato tra progresso e privilegio? Forse, come spesso accade, non si tratta di scegliere una sola risposta, ma di imparare a tenere insieme più domande.

È con queste domande in mente che ho deciso di guardare più da vicino i dati e le ricerche disponibili, per capire quali effetti reali abbiano oggi le missioni spaziali sul nostro pianeta. Perché anche lo spazio, alla fine, non è poi così lontano dalla Terra.


Non tutti i lanci portano in alto

Artista anonimo, Un viaggiatore si sporge con la testa oltre il firmamento, 1888, incisione, da Camille Flammarion “L’atmosphère : météorologie populaire”

Da sempre lo spazio ha acceso la nostra immaginazione. Dai dipinti romantici ottocenteschi ai versi di Giacomo Leopardi, che parlava della luna come confidente silenziosa, fino alle note di "Space Oddity" di David Bowie, il cielo ci ha ispirati a guardare oltre.

Oggi, però, la conquista dello spazio non è solo un fatto simbolico o scientifico: è anche un settore industriale in crescita. E come ogni attività umana, porta con sé degli impatti ambientali.

Un singolo lancio spaziale può generare diverse centinaia di tonnellate di CO₂, oltre a particelle sottili e gas che raggiungono strati alti dell’atmosfera. Alcuni studi (tra cui quelli pubblicati su Springer Nature e ricerche italiane del CNR) stanno iniziando a esplorare come queste emissioni possano influenzare il clima, anche se il quadro è ancora in evoluzione.

Per entrare nel merito, secondo uno studio condotto da Eloise Marais, docente di geografia fisica presso l'University College London, un singolo volo spaziale può generare tra le 50 e le 100 tonnellate di CO₂ per passeggero. In confronto, un volo aereo transatlantico produce circa 1-3 tonnellate di CO₂ per passeggero.

Cosa voglio dire? Beh che se le emissioni medie annuali di CO₂ per abitante in Italia si aggirano intorno alle 5,56 tonnellate, ciò significa che un singolo volo spaziale turistico può emettere CO₂ equivalente a quella prodotta da un cittadino italiano in circa 9-18 anni.

Il turismo spaziale: fuori dal mondo, dentro il problema


Le “astronaute” della Blue Origin  


La missione di Katy Perry è stata presentata come un momento storico e un gesto che, sul piano simbolico, ha un valore significativo. Ma parallelamente, si è aperta una riflessione su quanto sostenibile sia il turismo spaziale: può infatti la sostenibilità convivere con il turismo spaziale?

Un volo suborbitale dura pochi minuti e consuma quanto migliaia di viaggi in auto. E, a differenza delle missioni scientifiche o di monitoraggio, ha un ritorno ambientale e sociale pressoché nullo.

Inoltre, l’esclusività di queste missioni (il biglietto si aggira tra i 200.000 e i 500.000 dollari) le rende l’emblema di una diseguaglianza ambientale: emissioni altissime a fronte di un beneficio limitato, accessibili solo a una piccola élite.

Nonostante l'elevato impatto ambientale e i costi proibitivi, il settore del turismo spaziale è in rapida crescita. Si prevede che il mercato raggiungerà un fatturato di 5,1 miliardi di dollari entro il 2035, con un tasso annuo di crescita composto del 10,4% dal 2025.

Turismo spaziale = Traffico spaziale

La lettura ideale per chi non riesce a frenare la propria curiosità non tanto sull’universo ma, paradossalmente, sull’uomo - Douglas Adams 1979


Attualmente, il numero di lanci spaziali è relativamente contenuto rispetto ad altri mezzi di trasporto: nel 2023, sono stati effettuati 223 tentativi di lanci orbitali a livello globale, di cui 211 hanno avuto successo, a fronte di circa 96.700 voli aerei giornalieri (dato Air Transport Action Group). Tuttavia, le emissioni dei razzi sono rilasciate direttamente nell’atmosfera superiore, dove possono persistere per periodi prolungati, anche due o tre anni.

Con l'espansione del turismo spaziale, aziende come Virgin Galactic prevedono di effettuare fino a 400 voli annuali e sebbene questo numero sia ancora inferiore rispetto al traffico aereo commerciale, l'accumulo di emissioni nella stratosfera potrebbe avere effetti climatici significativi nel lungo termine.

Rifiuti fuori orbita


Oltre alle emissioni, un altro tema riguarda la quantità crescente di detriti spaziali.

Secondo l'Agenzia Spaziale Europea (ESA), attualmente orbitano attorno alla Terra oltre 36.500 oggetti di dimensioni superiori a 10 cm, monitorati costantemente per prevenire collisioni. Tuttavia, si stima che il numero totale di detriti spaziali di dimensioni superiori a 1 cm superi il milione, rendendo lo spazio circostante al nostro pianeta sempre più affollato e pericoloso.

Questi frammenti, generati da collisioni tra satelliti, esplosioni di razzi e missioni spaziali passate, viaggiano a velocità che possono raggiungere i 28.000 km/h. A tali velocità, anche un piccolo frammento può causare danni significativi a satelliti operativi e veicoli spaziali. Un esempio emblematico è la collisione avvenuta nel 2009 tra il satellite Iridium 33 e il satellite russo fuori uso Cosmos-2251, che ha generato a sua volta più di 1.800 frammenti.

In parallelo, anche il cambiamento climatico gioca un ruolo: la riduzione della densità atmosferica nella termosfera rallenta la discesa e la disintegrazione dei detriti, prolungandone la permanenza in orbita.

Le agenzie spaziali stanno lavorando su soluzioni di "pulizia orbitale" e su protocolli internazionali per una gestione più responsabile. L'ESA ha infatti avviato progetti come ClearSpace-1, una missione con l'obiettivo di rimuovere attivamente i detriti spaziali più pericolosi.

L’infinitamente grande, l’infinitamente fragile

È innegabile che l’esplorazione spaziale ci ha regalato alcune delle immagini più emozionanti del nostro tempo. La Terra vista dalla Luna, le nebulose colorate fotografate dal telescopio James Webb, i rover su Marte... sono conquiste che parlano alla nostra voglia di scoprire.

Rover su Marte

Ma oggi, forse più che in passato, è importante integrare alla meraviglia anche la riflessione.

Come conciliare innovazione, immaginazione e sostenibilità?

Come scrive Frank White in The Overview Effect, vedere la Terra dallo spazio cambia per sempre la percezione del nostro pianeta: fragile, unico, senza confini. Forse il turismo spaziale può offrire questa consapevolezza a chi vi partecipa. Ma può anche diventare occasione per tutti noi di guardare con occhi nuovi alle nostre responsabilità qui a Terra.

In questo contesto, emerge infatti il cosiddetto "paradosso della sostenibilità spaziale": l'uso crescente dello spazio per affrontare sfide terrestri rischia in realtà di compromettere la sostenibilità ambientale, sia nello spazio che sulla Terra.

…e quindi, che si fa? Si sogna, ma consapevolmente!

Quando Katy Perry ha raccontato la sua esperienza, ha detto: "Mi sono sentita piccola e grande allo stesso tempo." Una frase che mi ha colpito, perché ricorda quanto lo spazio sia capace di metterci di fronte alla nostra proporzione.

Esplorare non è un errore. Non lo è mai.

Ma forse possiamo imparare a farlo con uno sguardo più consapevole, più attento, più curioso anche delle conseguenze. Non per rinunciare ai sogni, ma per imparare a sognare in modo più sostenibile.

Questa volta mi sento di salutarti in un modo più introspettivo, proprio con le famose parole di Kant che mi sembrano calzare a pennello: "Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me".

Ecco: forse è qui che spazio e responsabilità possono davvero incontrarsi.

A presto,

Chiara Pontoni

Sustainability Manager

Gesteco

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