Sostenibilmente in - 8 Settembre 2024

Quando “In Vino Veritas”: dai grappoli della tradizione ai sorsi di futuro

BIO-logico, BIO-dinamico, BIO-diversità: il vino risponde al cambiamento climatico nel segno del BIO.

È settembre.

E per una volta nessun pensiero alle ripartenze, alle scuole che ricominciano, alla malinconia delle vacanze finite.

No.

Sono distesa sull’erba ad occhi chiusi e mi rivedo bambina. Una giornata di fine estate, mentre corro tra i filari del vigneto di mio nonno. A terra ci sono le ceste piene d’uva, c’è la nonna, gli zii della mamma, i cugini e perfino i vicini, ci siamo proprio tutti. Il carro accanto trabocca di grappoli e, tra risate e scherzi, assolutamente inconsapevole, sto vivendo uno dei momenti più belli dell’anno (mi permetto di dire anche tra le giornate più spensierate e gioiose della mia vita): il giorno della vendemmia.

Questo ricordo mi è tornato alla mente perché, qualche giorno fa, mio cugino – sì, proprio uno di quei cugini, quelle persone che sanno tutto della tua infanzia, che condividono con te segreti e storie mai dette della tua famiglia – mi ha raccontato di come il nonno andasse a coltivare i campi accompagnato dalla bottiglia di vino invece che dell’acqua. Devo dire che in prima battuta mi è sembrato bizzarro, forse a causa della mia associazione del vino ai momenti di divertimento e non di lavoro. Tuttavia, Matteo mi ha prontamente spiegato che, nel passato anche relativamente recente, l'acqua potabile non sempre era di qualità, a causa delle condizioni degli acquedotti locali e, spesso, per molti bere vino era una necessità, in quanto più sicuro (ad esempio, ho approfondito che il Consorzio per l’Acquedotto del Friuli Centrale è stato costituito nel 1931 e all’inizio i comuni serviti erano solo 13 – Che dici, magari in una prossima newsletter, potremmo proprio parlare dell’oro blu?!

Mentre riflettevo su questo, mi sono resa conto di quanto il mondo del vino stia cambiando e di come anche questo settore, un sorso alla volta, stia attraversando la transizione ecologica necessaria a conoscere e ridurre i suoi impatti.

La produzione del vino, infatti, solleva questioni ambientali significative, tra cui la gestione del terreno, l'uso dell'acqua e le emissioni di gas serra. Per questo motivo, il settore vinicolo sta evolvendo verso pratiche più consapevoli.

La sostenibilità nella produzione vinicola si esprime spesso attraverso la 'viticoltura integrata', un metodo che fonde sapientemente le migliori pratiche di diversi settori: dalla lotta biologica e non, passando dai sistemi agronomici e finendo all'ecologia della vigna, ma non solo. Questo approccio, in costante evoluzione, affonda le sue radici in una tradizione solida, arricchendosi continuamente con nuove e moderne innovazioni.

Ma quanto ne capiscono i consumatori di sostenibilità nel vigneto e nel vino? Secondo lo studio “Posizionamento e prospettive di sviluppo del vino bio in Italia e sui mercati internazionali” di Nomisma Wine Monitor, i consumatori identificano la sostenibilità come: rispetto per l’ambiente (26%); minimo utilizzo di fertilizzanti e pesticidi (16%); rispetto del patrimonio culturale e paesaggistico di un territorio (14%); confezione a minore impatto ambientale (11%); salvaguardia della biodiversità (10%); rispetto dei diritti dei lavoratori (7%); attenzione allo sviluppo economico dell’azienda produttrice (6%). Inoltre, l’interesse è entrato a tutti gli effetti nelle abitudini di acquisto in quanto ormai 1 italiano su 2 dichiara di consumare vino bio.

Le aziende vinicole si sono quindi prontamente attrezzate per rispondere a questa crescente attenzione da parte degli utenti: la produzione di vini “green” è infatti cresciuta e con questa anche la confusione tra le tipologie. In particolare, non sono sempre chiare le differenze tra vino biologico, vino biodinamico e vino naturale (che poi esiste davvero “naturale”? Mah, sono perplessa). E ancor meno gli aspetti identificativi delle certificazioni quali ad esempio “VIVA”, “SNQPI” e “Equalitas-Vino Sostenibile”. Solo aumentando questa conoscenza, il vero wine lover può fare scelte più consapevoli, realmente sostenibili e che rispecchiano veramente i propri valori di “enogreen”.

Ma c’è sicuramente un aspetto BIO in vigna in cui primeggiamo. Sai quale? La biodiversità!

Siamo infatti il paese con il maggior numero di vitigni autoctoni al mondo. Attualmente, ben 642 varietà di vite da vino sono registrate nel nostro bel Paese. E se pensi che sia tutto qui, aspettate: il 75% della superficie vitata italiana è suddivisa tra oltre 80 vitigni diversi, mentre i nostri concorrenti come Francia e Spagna si fermano a meno di 15. E per finire, il nostro territorio conta oltre 520 denominazioni DOP e IGP, una vera e propria festa per gli appassionati di vino e biodiversità.

Questa ricchezza non è solo una gioia per il palato, ma gioca un ruolo cruciale nel sostenere la biodiversità globale.

Anche perché, ormai, il nemico non è più solo in agguato, ma si è proprio manifestato: il cambiamento climatico. Il cambiamento climatico sta riscrivendo la mappa della viticoltura in Italia e nel mondo.

I diversi genotipi potrebbero rivelarsi utili per tutta la viticoltura, in quanto solo poche zone viticole del nostro Paese possono vantare un assortimento varietale atto a tollerare condizioni climatiche estreme.

Se la temperatura globale aumenta di oltre 2°C rispetto ai livelli preindustriali, secondo un nuovo studio, ben il 70% delle regioni vinicole tradizionali potrebbe essere costretto a dire addio ai loro vigneti entro la fine del secolo. Le ondate di calore e la siccità sono già un incubo per i vigneti in Spagna, Italia, Grecia e California. Ma non tutto è perduto: gli Stati settentrionali, come il Regno Unito, l’Oregon e Washington, potrebbero presto diventare i nuovi paradisi del vino, con aree adatte alla viticoltura che potrebbero crescere fino dal 80% al 200%!

Non solo il caldo, anche le piogge eccessive possono essere un problema: favoriscono, infatti, la proliferazione della peronospora, un parassita che prospera nei climi umidi e riesce ad infiltrarsi nel legno delle viti, causando perdite fino al 30% della produzione di uva in alcune aree.

I viticoltori, però, non si lasciano scoraggiare e stanno rispondendo con ingegno. Droni e satelliti sorvolano i vigneti, mentre i ricercatori creano varietà di uva più resistenti alle nuove condizioni climatiche. Le tecniche tradizionali, come la concimazione naturale (sovescio), tornano in auge per arricchire il suolo. Per combattere il caldo, si usano colture di copertura (cover crop) per mantenere freschi i frutti e metodi di irrigazione più smart. La viticoltura, insomma, si adatta e si reinventa, anche perché non dimentichiamoci che la vite è una coltura resistente e capace di far fronte ai cambiamenti: è il motivo per cui può crescere in tutto il pianeta, da Bordeaux a Napa, fino al Cile e al Sudafrica. Tuttavia, la sfida è impegnativa e non va sottovalutata.

Ora sii serio, non dirmi che tutto questo parlare di vino, non ti ha fatto venir voglia di una serata in compagnia assaporando “la poesia della terra”. Direi che potremmo proprio darci appuntamento a

Friuli DOC, no? Che dici? Ci vediamo là, del resto qualcuno cantava che la felicità è un bicchiere di vino con un panino!


Chiara Pontoni

Sustainability Manager Gesteco