Sostenibilmente in - 3 Settembre 2025

Meteo-morfosis: il lato imprevisto del cambiamento climatico

Numeri e storie che raccontano il valore delle connessioni umane per comunità più resilienti (e felici!)

Che cos’è davvero una trasformazione? È un cambio di forma, di pelle, di sguardo. È metamorfosi interiore ed esteriore, un continuo riscrivere chi siamo. Da esseri umani lo sperimentiamo nel corpo, spesso nei colori dei capelli, nelle emozioni, rabbia, gioia, tristezza, ma anche nelle scelte quotidiane, nei sentimenti. Ci vestiamo di nuovi ruoli, indossiamo colori che un tempo non avremmo osato, lasciamo andare versioni passate di noi per accogliere quelle future. Ma ciò che oggi mi colpisce e che voglio condividere con te, è che non siamo soltanto noi a trasformarci.


I nostri impatti stanno cambiando persino il destino di altre forme di vita.

Lucertole in crisi d'identità

Una mattina di qualche giorno fa, scorrendo le notizie, sono incappata in un titolo che sembrava uscito da un romanzo di fantascienza: "Lucertole che cambiano sesso a causa del caldo record in Australia."

Ho riletto nuovamente: "Lucertole che cambiano sesso a causa del caldo record in Australia." Ma come?

Eppure sì, hai capito bene, e ti assicuro che non è un’invenzione, ma il risultato di studi scientifici. Il cambiamento climatico non si limita a ridisegnare i paesaggi: sta riscrivendo le identità stesse della natura.

Quando parliamo di riscaldamento globale, tu a cosa pensi?

Ai ghiacciai che si sciolgono, agli orsi polari in difficoltà, alle ondate di calore?

L’attenzione pubblica e le notizie che più facilmente ci raggiungono si concentrano quasi sempre sugli stessi aspetti: inondazioni, siccità, eventi estremi. Sono immagini forti, ma non sono l’unica faccia della crisi climatica. All’estremo opposto poi ci sono i negazionisti, che minimizzano o negano del tutto l’evidenza, arrivando persino a togliere risorse preziose alla ricerca e agli studi scientifici. Come se bastasse chiudere gli occhi per fermare l’aumento delle temperature. Ma questi sono solo i titoli più visibili di una storia molto più complessa. Dietro le immagini che conosciamo si nasconde un universo di conseguenze inattese, effetti strani e imprevedibili che raramente trovano spazio nelle cronache e che meritano di essere raccontati.

Partiamo proprio dalle lucertole australiane che mi hanno colpito.

Il drago barbuto (Pogona vitticeps), una specie nativa dell'Australia, sta vivendo una vera e propria crisi di identità a causa delle temperature in aumento. Il meccanismo è tanto affascinante quanto preoccupante: il sesso di questi rettili è determinato dalla temperatura durante un periodo critico dello sviluppo embrionale. 

Quando le uova con cromosomi tipicamente maschili vengono incubate a temperatura di 32°C o superiori, si sviluppano come femmine.

Ma non sono solo i draghi barbuti a essere coinvolti in questa straordinaria metamorfosi climatica. Oltre 400 specie di pesci e rettili nel mondo hanno sistemi di determinazione del sesso dipendente dalla temperatura. Le tartarughe marine ne sono un esempio drammatico: uno studio del 2018 sulla Grande Barriera Corallina australiana ha mostrato che in alcune popolazioni la proporzione di femmine raggiungeva il 99%, lasciando intravedere la possibilità di una femminilizzazione quasi totale nel futuro.

Il pesce scorpione è una specie aliena sotto stretta sorveglianza e in rapida espansione

Pesci fuori rotta: il Mediterraneo diventa tropicale

Il quotidiano «La Repubblica» ha segnalato la campagna di allerta di Ispra e Cnr, raccontando l’arrivo di specie aliene sorvegliate special, come ad esempio il pesce coniglio (Siganus luridus). Una notizia che ha fatto discutere, perché questa specie invasiva, proveniente dal Mar Rosso, ha colonizzato il Mediterraneo mettendo in difficoltà i pescatori locali e gli ecosistemi marini. È solo uno degli esempi più evidenti di quella che i biologi chiamano “tropicalizzazione” del Mediterraneo. Non serve essere biologi marini per accorgersene: basta camminare lungo una spiaggia italiana e notare nelle reti dei pescatori specie che fino a pochi anni fa appartenevano solo a mari tropicali. Barracuda, pesci pappagallo, meduse variopinte… intanto sardine e acciughe diventano sempre più rare. Le acque più calde spingono le specie autoctone verso nord e attirano ospiti tropicali sulle nostre coste, trasformando non solo il paesaggio sottomarino, ma anche le abitudini alimentari e culturali delle comunità costiere.

Un espresso amaro di cambiamento

Per molti di noi le giornate iniziano sempre allo stesso modo: con una tazza di caffè. È il primo gesto della mattina, il rito che scandisce i ritmi quotidiani e che accompagna riunioni, pause e momenti di convivialità. Ma cosa succederebbe se quel caffè non avesse più lo stesso sapore? Il cambiamento climatico sta già mettendo a rischio non solo la quantità, ma anche la qualità della nostra bevanda più amata.

Le piante di caffè sono estremamente sensibili: l’Arabica, che rappresenta circa il 70% della produzione mondiale, cresce bene solo in un intervallo termico compreso tra i 18 e i 22 °C. Quando le temperature superano questi valori, l’acidità e il profilo aromatico dei chicchi ne risultano compromessi. Non è solo il calore a creare problemi: anche i modelli di precipitazione diventano più imprevedibili, alternando siccità prolungate a piogge torrenziali che sconvolgono la fioritura.

Secondo il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, entro il 2050 quasi la metà delle aree oggi coltivate a caffè potrebbe non essere più adatta alla produzione. In Brasile e nel Sud-Est asiatico la riduzione dell’idoneità potrebbe variare dal 30 all’85%. Il risultato? Non solo meno caffè, ma caffè diverso, con un gusto meno ricco e meno equilibrato rispetto a quello che conosciamo oggi.

Scossoni tra le nuvole: quando il volo diventa una giostra climatica

Se hai mai preso un aereo, può esserti capitata un’improvvisa turbolenza. Quello che forse non sai è che il cambiamento climatico sta rendendo queste "scosse" sempre più frequenti. Uno studio pubblicato nel 2023 ha mostrato che i cieli oggi sono circa il 55% più turbolenti rispetto a 40 anni fa.

La forma più insidiosa è la cosiddetta turbolenza in aria serena: arriva quando il cielo è apparentemente limpido ed è quasi impossibile da prevedere con i radar. Si genera quando le correnti a getto incontrano masse d’aria circostante, creando forti variazioni di velocità e direzione (wind shear) che destabilizzano l’atmosfera. Con l’aumento delle temperature globali, queste differenze diventano più marcate e le turbolenze pi intense.

Le proiezioni non sono rassicuranti: nei prossimi decenni le turbolenze severe potrebbero raddoppiare o addirittura triplicare. Come avverte Paul Williams, professore all’Università di Reading, “per ogni 10 minuti di turbolenza severa che abbiamo ora, potremmo presto averne 20 o 30”.

Animali formato pocket: quando il caldo li rimpicciolisce

Tra gli effetti più curiosi del cambiamento climatico c’è anche quello che gli scienziati chiamano “nanismo climatico”: il progressivo rimpicciolimento di alcune specie animali. Nelle Alpi italiane, ad esempio, i camosci pesano oggi in media circa il 25% in meno rispetto agli anni ’80. Non è un dettaglio estetico, ma una strategia fisiologica: con temperature più elevate gli animali a sangue caldo non hanno più bisogno di mantenere tanta massa corporea per resistere al freddo.

Le conseguenze non sono banali. Animali più piccoli consumano meno energia e possono ridurre il tempo speso nella ricerca di cibo, ma diventano anche più vulnerabili ai rigori invernali. Le ricerche stanno evidenziando come il riscaldamento globale stia incidendo sulle dimensioni corporee delle specie, alterando equilibri ecologici e prospettive di sopravvivenza.


Vorrei chiudere questo articolo tornando al punto da cui siamo partiti: il mondo che conoscevamo non è più lo stesso. Gli effetti strani e imprevisti del cambiamento climatico ci mostrano che, se restiamo immobili, molto presto non lo saremo più nemmeno noi.

Eppure, come ricorda Ovidio nelle Metamorfosi: «Tutto si trasforma, nulla perisce». È un invito a non leggere queste trasformazioni solo come minaccia, ma anche come possibilità. Il cambiamento climatico non vive soltanto nei titoli dei giornali o nei grafici dei report, ma nelle metamorfosi silenziose e quotidiane che ridisegnano la vita.

La scelta è nostra: restare spettatori o diventare protagonisti, trasformando la paura in responsabilità e la responsabilità in speranza.

Ti saluto mentre canticchio "But everybody′s changing, and I don't feel the same", a prestissimo.



Chiara Pontoni

Sustainability Manager

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